Dottoressa Maria Antonietta Di Rosolini
“Lotta all’antibiotico resistenza alla luce dell’approccio One Health in ambito umano, veterinario e ambientale”: è questo il titolo di un evento formativo organizzato nei giorni scorsi dalla dottoressa Maria Antonietta Di Rosolini, Direttore dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Malattie Infettive dell’ospedale “Giovanni Paolo II” e Coordinatrice del Team Antimicrobial Stewardship (TAS), che opera in ambito ospedaliero e territoriale per ottimizzare la terapia antibiotica in tutte le realtà sanitarie.

L’iniziativa punta a garantire, in tutta l’ASP, l’ottimizzazione della terapia antibiotica per migliorare l’esito della malattia del paziente (“outcome”) e contribuire alla riduzione dell’incidenza della pandemia larvata dell’antibiotico resistenza. Quest’ultima è un fenomeno di adattamento di alcuni microorganismi che acquisiscono la capacità di sopravvivere e proliferare, nonostante l’azione contraria degli agenti antibatterici. “Si tratta di un problema mondiale - spiega la dottoressa Di Rosolini -. Entro il 2050 sono previsti 10 milioni di morti per malattie infettive sostenute da batteri multi resistenti, cioè lo stesso numero di morti previsti per l’insorgenza di un cancro”.

L’attività formativa è stata propedeutica per la realizzazione del PDTA per la sepsi, cioè il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale per il paziente affetto da grave infezione (sepsi) dal momento del suo attivo in Pronto Soccorso fino al ricovero nel reparto di pertinenza. “Uniformare e condividere un percorso clinico-diagnostico riduce drasticamente la mortalità - aggiunge la dottoressa Di Rosolini -. Inoltre abbiamo messo a punto le istruzioni operative per combattere le infezioni addominali, il Clostridium difficile, le infezioni polmonari e le infezioni del sito chirurgico. Tutto punta a ottimizzare la prescrizione della terapia antibiotica. Nei prossimi mesi diffonderemo le informazioni in maniera ancora più capillare. La lotta all’antibiotico resistenza non è utile solo alla formazione dei sanitari ma, ad esempio, anche dei giovani studenti, affinché tutti siano consapevoli della problematica e assumano atteggiamenti utili alla salvaguardia della vita”.

Ragusa, 30 settembre 2024